Attenzione al PVC
Con l'intenzione di mostrare al lettore i rischi di inquinamento che derivano dall'utilizzo sconsiderato di plastica, riporto un articolo apparso sul sito di Greenpeace Italia che si impegna a mostrare le conseguenze di una gestione non adeguata dei rifiuti plastici e i relativi rischi associati a questo comportamento:
Dal momento che la polvere di PVC che si ottiene al termine
del processo produttivo è amorfa ed instabile al calore e alla luce, è
necessario aggiungere altri composti chimici che servono a conferirgli le
caratteristiche commerciali necessarie per il suo uso. A questo scopo si usano
metalli pesanti (quali cadmio e piombo) o composti organici quali il
tributilstagno (TBT) o il bisfenol A (BPA) per i quali sono state accertate
proprietà di alterazione del sistema riproduttivo ed immunitario. Alla fine
degli anni '90, grazie alle nostre denunce, la Comunità Europea e diversi
paesi, tra cui l'Italia, hanno emanato norme per la restrizione nell'uso di
ammorbidenti del PVC (ftalati) nei prodotti per l'infanzia e nei giocattoli da
0 a 3 anni al fine di evitare la loro ingestione durante la loro suzione o la
masticazione .
Anche nella fase di smaltimento, il PVC presenta maggiori
problemi ambientali rispetto ad altre materie plastiche:
- quando viene incenerito determina la produzione ed il
rilascio di acido cloridrico, diossine, furani, PCB (policlorobifenili) e HCB
(esaclorobenzene) a causa della massiccia presenza di cloro (fino al 60% del
peso di ogni singola molecola di PVC);
- quando conferito in discarica, il PVC tende a rilasciare
gli additivi (ftalati, TBT, bisfenol A ed i metalli) nel percolato che si forma
dalla miscela tra i prodotti di decomposizione del rifiuto e le acque
meteoriche;
- Il riciclaggio del PVC è praticabile solo mediante piani
di raccolta differenziata per singole applicazioni commerciali dal momento che
l'elevata presenza di additivi nei prodotti finali li rende altamente
disomogenei. Per queste stesse queste ragioni, il Libro Verde sul PVC
realizzato nel 2000 dalla Commissione Europea per valutarne gli aspetti
ambientali, indica nel PVC una materia plastica particolarmente difficile da
gestire soprattutto nella fase di smaltimento.
I problemi del PVC non riguardano solo aspetti ambientali ma
coinvolgono anche quelli sanitari [ il rapporto di Greenpeace sul PVC ]. È
ormai stato accertato che il cloruro di vinile (CVM) è un composto cancerogeno
per l'uomo con prevalente azione sul fegato dove promuove lo sviluppo di un
raro tumore, l'angiosarcoma epatico. L'esposizione al composto è stata legata
anche a tumori al cervello e all'interferenza con il sistema riproduttivo ed immunitario
con l'insorgenza di malattie autoimmuni quali sclerosi multipla e artrite
reumatoide. I soggetti a maggior rischio di esposizione al CVM sono gli addetti
alla sua produzione, ma anche la popolazione civile residente nelle vicinanze
degli stabilimenti produttivi può venire a contatto con il composto sia per il
rilascio in atmosfera dei residui di lavorazione sia per eventi accidentali. A
tal riguardo parlano chiaro i dati sul disastro del petrolchimico di Porto
Marghera, uno dei poli industriali pi&ùgrave; grandi d'Europa. I dirigenti
di Enichem e Montedison che hanno gestito nel passato la produzione di PVC sono
stati al centro del pi&ùgrave; importante processo sui disastri sanitari e
ambientali mai avvenuto nel nostro paese. Nonostante il pubblico ministero
abbia raccolto la documentazione su 546 casi di operai affetti da diverse
patologie fra cui circa duecento casi di tumori accertati, il 2 novembre del
2001 a circa 7 anni dall'inizio delle indagini, il tribunale di Mestre ha
dichiarato innocenti tutti i 28 manager delle aziende chimiche imputati. A
distanza di anni, a dicembre 2004, la sentenza del processo d'appello ha
capovolto in modo sostanziale la assoluzione generale avvenuta nel processo di
primo grado, condannando 5 dirigenti Montedison. Solo la prescrizione del reato
ha salvato gli altri imputati, le cui responsabilità morali in questo crimine
comunque permangono."
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